Digital Platforms: Innovazione e Standardizzazione

Michele Arpaia
16. January 2025
Reading time: 5 min
Digital Platforms: Innovazione e Standardizzazione

C’è fermento intorno alla incrementale diffusione e adozione del Platform Engineering. evoila è in prima linea su questa tematica, ingaggiata con alcuni clienti Enterprise su cui stiamo costruendo le fondamenta per scalare il DevOps.

Per il momento, tuttavia, colgo lo spunto per percorrere tangenzialmente una riflessione, limitandomi ad un aspetto specifico seppur fondamentale che trascende le digital platform ma allo stesso tempo trova nelle platform una convincente sintesi, con indubbi benefici attraverso tutta la filiera della produzione del software. Parlo della supposta “tensione” tra standardizzazione e innovazione, che meriterebbe probabilmente un saggio a se stante, ma un sunto estremo non sembra impossibile.

Standardizzazione vs. Innovazione

Ritengo che l’annosa contrapposizione tra standardizzazione e innovazione sia solo parzialmente giustificata. Infatti, il vero nemico della innovazione non è la standardizzazione (propriamente intesa) ma la centralizzazione delle  autorità decisionali e il conseguente calare dall’alto modalità operative da coloro che sono distanti dal dominio del problema. Questi fattori possono soffocare l’iniziativa individuale e la sperimentazione, elementi essenziali per il progresso e lo sviluppo di nuove idee.

Mi spingo oltre: l’innovazione è un concetto “negativo”*, si definisce cioè in termini di ciò che la ostacola e non da una regola prescrittiva e aprioristica. Infatti non c’è una ricetta per innovare ma vi sono chiaramente ostacoli alla sua potenziale realizzazione. La centralizzazione e la regolamentazione per conto di “entità” lontane dal problema sono un classico ostacolo.

In questi termini, le piattaforme digitali rappresentano una mirabile sintesi: da un lato, grazie al loro dinamismo interno, incorporano elementi comuni che man mano emergono, spinte da forze di efficientamento e di ordine, e dall’altro abilitano un ecosistema di attori a costruire e innovare secondo esigenze non conosciute a priori. L’interplay tra questi due piani è ciò che dà la misura della qualità di una piattaforma digitale.

La standardizzazione (propriamente intesa) è figlia di questo dinamismo: gli standard spesso emergono per rispondere a necessità pratiche e problemi reali riscontrati da chi opera sul problema. Quando produttori e consumatori incontrano difficoltà comuni, si crea la motivazione per sviluppare soluzioni standardizzate. Che poi si ha bisogno di un ente, per esempio ISO, per certificare lo standard, nulla toglie a questo carattere “spontaneo” della standardizzazione. Infatti, questi si pone come ultimo step di una catena di eventi e idee che precedono il certificatore.

La standardizzazione impropriamente intesa ma ahimè sempre presente, è il frutto di un malcelato intento di regolamentazione, magari anche in nome di fumosi ideali, per favorire gruppi ristretti di operatori ma sempre a scapito dell’utente finale (tra i tantissimi, numerosissimi esempi si veda cosa ha causato la forzata adozione dello standard usb-c).

Ma per fortuna la storia del progresso umano ci mostra che nonostante forze centralizzatrici, gli standard “spontanei” di fatti agevolano l’innovazione. Ho scelto di raccontare il ruolo giocato dalla standardizzazione dei container per il trasporto merci e l’innovazione conseguentemente sprigionata, per una più immediata consonanza con alcuni aspetti della produzione del software.

L’evoluzione dei Contaier merci

A metà del secolo scorso, l’economia dei trasporti subisce una accelerazione senza precedenti. I contenitori merci, in particolare, dalla metà dell’Ottocento iniziarono ad avere un ruolo fondamentale a partire dal trasporto ferroviario. Dagli anni cinquanta del secolo scorso poi, con la spinta di un pioniere come Malcom McLean, il quale, vincendo molte resistenze culturali, propose di fatto la terziarizzazione dei trasporti logistici e si aggiudicò un contratto per la costruzione di un terminale container a Cam Ranh Bay destinato a gestire i trasporti di merci militari tramite le portacontainer della Sea-Land dalla California al Vietnam. Ciononostante, per i successive vent’anni circa, molte compagnie di navigazione utilizzavano dimensioni incompatibili sia per i container che per gli attacchi angolari usati per sollevarli. Questo a sua volta richiedeva molteplici varianti di attrezzature per caricare e scaricare i container e rese difficile lo sviluppo di un sistema logistico completo.

Un vero problema che la comunità, cioè coloro direttamente coinvolti e impattati dal problema, risolse giungendo, nonostante l’interferenza politica per accaparrarsi il controllo, alla standardizzazione dei carichi attraverso il container, consentendo di realizzare l’intermodalità di trasporto, cioè l’impiego di diversi mezzi di trasporto (navi, treni, autocarri) senza alcuna manipolazione intermedia della merce e con una drastica riduzione della mano d’opera necessaria per le operazioni di sbarco e imbarco, comportando notevoli vantaggi di costi e di tempi**.

Il traffico containerizzato delle merci ha rappresentato una delle più grandi trasformazioni avvenute nel campo dei trasporti nell’era della propulsione meccanica, ed è stata una vera e quasi inaspettata rivoluzione dopo una ripresa quasi tradizionale dei traffici nell’immediato secondo dopoguerra.

Tool per l’innovazione

Ci piace pensare che l’innovazione derivi dal caos sfrenato. Sbagliato! è la ricerca dell’ordine che genera le grandi svolte innovative.

E’ fuorviante contrapporre standard e innovazione. Generalmente si cade in due tipi di errori: nell’errore che la standardizzazione sia figlia di una “governance” centralizzata, oppure nel suo opposto e cioè che l’innovazione nasca o addirittura emerga da una supposto melting pot di idee, feelings, intuizioni, e quindi da un setup fondamentalmente caotico e disorganizzato.

In realtà, la motivata ricerca di innovazione inevitabilmente genera elementi che sono fruibili trasversalmente e quindi standardizzabili.

E questo dà la misura del progresso.